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La Vita Negli Oceani – Jacques Perrin e Jacques Cluzaud [2009]

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.15° Cinemambiente Environmental Film Festival

L’origine della specie

La Vita Negli Oceani

Nel panorama documentaristico contemporaneo capita spesso di vedere film molto parlati, quasi terroristici nelle intenzioni e didascalici nel modo di proporre le proprie tesi.

Soprattutto nei temi ambientali succede di guardare dei film che potrebbero essere solamente ascoltati, perché l’immagine non è altro che un supporto visivo ai risultati di ricerche che autorevoli scienziati si approntano a diffondere tramite la parola.

A chiudere il 15° Cinemambiente Environmental Film Festival di Torino è stato chiamato un film anomalo.

La Vita Negli Oceani di Jacques Perrin è immagine. Pura e incontrastata immagine. I 104 minuti della durata del film non si perdono in spiegazioni faunistiche. Con l’aiuto di una sporadicissima voce fuori campo [nella versione italiana molto ben doppiata da Neri Marcorè] lo spettatore viene proiettato in un mondo nuovo, selvaggio e immenso, spietato e ironico, dove ogni singolo elemento pare entrare in armonica risonanza con ciò che lo circonda costituendo ciò che di più autentico vi è nel concetto di Natura.

Il film inizia con una macchina da presa che segue fluidamente un’iguana immersa nell’oceano che dopo una placida nuotata sottomarina esce dall’acqua. Poi è il momento delle tartarughe, e così via con la rappresentazione della preistorica conquista della terraferma. Dopo un’introduzione anfibia lo sguardo del regista ci trasporta nel bel mezzo dell’oceano.

A descriverlo così sembrerebbe il solito documentario della domenica pomeriggio, e invece così non è. La vera forza di quest’opera meravigliosa sta nella qualità dell’immagine. Con un budget da 50 milioni di euro e macchine da prese appositamente costruite per l’occasione, è stato creato un film in grado di stupirci fotogramma dopo fotogramma per la sua spettacolarità. Viene filmato un teatro naturale fatto di danze e guerre, con un lirismo senza pari che trova perfetta integrazione nelle musiche associate.

La qualità è davvero strabiliante tanto da lasciare il pubblico in sala, ormai abituato a spettacoli visivi come il 3D, a bocca aperta per tutta la durata del film.

Colori, movimenti, vicinanza con gli animali… tutto è strabiliantemente stupefacente, e pur ammirando estasiati il meraviglioso spettacolo naturale che ci viene proposto, non smettiamo di chiederci a ogni scena come sia stato potuto realizzare un film tanto vicino alla natura.

Ne La Vita Negli Oceani la tecnica cinematografica raggiunge un livello talmente elevato che anche se viene a mancare un discorso di fondo palesato tramite la parola, quest’ultimo è implicito nell’esperire audio-visivo dello spettatore che potrà percepire senza dover mediare tramite l’elaborazione della parola.

D’altronde a cosa sarebbe servito, ad esempio, proporre una classificazione delle specie animali “protagoniste”? In natura non esiste alcuna definizione catalogatrice. In natura ciò che è, è in quanto tale, e tanto basta.

La Vita Negli Oceani

La Vita Negli Oceani ci propone le solite tartarughe e i soliti squali che vediamo da anni nei documentari televisivi, con la sola aggiunta di qualche specie più inusuale, ma il punto di vista è talmente vicino ed etereo a ciò che viene filmato che non possiamo fare altro che spalancare gli occhi e ammirare.

9,5

Danilo Cardone



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